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RIGNANO SULL'ARNO
Indagine di archeologia umana e sociale
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PASSATO FUTURO

Il tempo che passa offre molte prospettive da cui guardarlo e da cui dovremmo attingere sempre qualcosa di positivo.

È la storia. Un complesso che è la somma di quelle delle comunità e dei territori, con le persone e loro tradizioni, la loro cultura, le loro idee, le azioni e gli esempi che formano ogni società. Una società, però, che da qualche decennio corre e si trasforma in modo sempre più veloce, e che altrettanto velocemente, usa, consuma e… dimentica.

Un quadro nuovo che ha suggerito di aprire un'altra “finestra” sul passato, diciamo più prossimo; giocando su fatti e aspetti anche minori che questa velocità travolge più rapidamente. Un’occhiata che spazierà su tutto ciò che colpisce e che ha stimolato una qualche riflessione, quale che essa sia.

 

9 - NUOVA SOCIETÀ CALCISTICA
Una storia già vista!
Dopo mesi di polemiche, sia a distanza che di persona, anche pubbliche, lunghi post sui social e poco dibattito costruttivo, due bandi per gestire gli impianti sportivi, sia andati deserti che partecipati, la nuova telenovela calcistica ha fissato questa situazione: c’è una società (l’USD Rignanese) che ha perso la gestione degli impianti ed una (ASD Rignano calcio) che ha la gestione degli impianti, ma che subentrerà negli stessi dal 1° agosto! Vedremo gli sviluppi!
Resta il fatto storico che per la quarta volta nella sua storia la società di calcio muore, rinasce o cambia gestione per un male che ha avuto (quasi sempre) radici o... sviluppi politici. Sì, politici, con sfumature diverse, ma politici. Chi dice il contrario o non è informato o è in mala fede! Le cose vanno chiamate con il proprio nome.
Rispetto al passato questa volta il dato nuovo è che ci sono, addirittura, due società “viventi” nello stesso momento.

1927-1944 – La società nacque in pieno periodo fascista. Un periodo molto diverso da oggi, sia nel tempo che nelle persone, con un regime dove i veri sportivi praticarono la passione calcistica, ma sopportando molto le fisime dei gerarchi più propensi al... culto del fisico, gradendo l’atletica. Anche a causa del campo non a norma!
Gli appassionati del calcio si adeguarono, anche perché all’epoca dissentire non era un atteggiamento molto diffuso o salutare! Il regime non amava molto aggregazioni che non rendevano conto a chi comandava! Quindi, il calcio dell’epoca, diciamo che “giocherellò”, rimanendo sotto il rigido controllo… fascista!

1946-1954 – La guerra pose fine a quel calcio e subito dopo – in un quadro sociale completamente diverso – nacque una nuova società che, per segnare la discontinuità con il passato, cambiò addirittura il nome, anche se solo in questo periodo. Un’epoca nella quale conviveva lo spirito sportivo dell’inizio, ma con un’indipendenza che prima non c’era stata. Dirigenti e giocatori uniti nel calcio, mentre questo evolveva chiedendo sempre di più oltre la passione, a cominciare dai soldi, ma non soltanto! Infatti c’era sempre l’ambizione a controllare il movimento e, pur in modo diverso, riprese la tendenza a “occupare” con conseguenze per l’armonia sportiva e... tutto ciò che ne conseguì!

1958-1974 – Seguirono quattro anni senza calcio, ma con una felice stagione di ciclismo, dove si impegnarono anche parte dei vecchi dirigenti del calcio. Il mondo stava cambiando rapidamente e, pur dopo qualche polemica, fu rifondata la società calcistica che tornò a chiamarsi “Rignanese”. Il nodo fu sempre la guida e questa si alternò fra qualche notabile, un maestro, un direttore dello stabilimento locale, un commerciante, un impresario e un artigiano fiorentino.
16 anni di condivisione sportiva a “classi mescolate” in cui le diverse fedi politiche sembravano convivere e che, fra l’altro, furono anche ricchi di soddisfazioni, ma che alla fine videro riemergere certe “smanie di prevalenza”.
Per qualcuno pareva importante controllare una realtà molto seguita e, troppo spesso, in mano a persone che erano parte di una “borghesia” paesana (artigiani, commercianti, professionisti, piccoli impresari), mentre la “classe popolare” o giocava o... era in subordine. Un quadro che vide crescere qualche frizione sociale, per diversità di vedute, per i soliti problemi economici e qualche spinta esterna di troppo da chi non gradiva una certa classe dirigente.
La crescita del movimento, con i problemi che si portò dietro, con il lievitare dei costi di gestione e la difficoltà di trovare presidenti mecenati, furono certamente complici del malessere che, all’inizio degli anni ‘70, fece crescere i disagi interni in chi, comunque, voleva… contare di più. Tutto questo ebbe l’apice nel 1974, quando, dopo qualche defezioni di dirigenti della “vecchia guardia borghese”, il presidente e il suo braccio destro furono abbandonati definitivamente, tanto da costringerli a cessare l’attività in una situazione pressoché fallimentare.

1978-2024 – Quattro anni dopo, un mix di vecchi e nuovi sportivi – ma con una maggioranza “ideale”più delineata! – decise di ripartire. Una rinascita dalle ceneri della squadra amatoriale della locale Casa del popolo che la fece caratterizzare politicamente, tanto che poco dopo dall’esterno fu fatta notare l’anomalia che, in breve fu regolata. In pratica una formalità perché, comunque, l’uniformità ideale era raggiunta e smise di essere un problema!
A riprova di questa situazione c’è una frase di quel periodo (ma arrivata fino ad oggi) che veniva ripetuta da molti: qui si fa calcio, di politica non si parla, la politica resta fuori! O, per meglio dire, non c’era più bisogno di parlarne!
Il nuovo gruppo dirigente pareva comunque più convinto e compatto e sentendosi più forte, senza i malesseri che avevano caratterizzato il passato, si adeguò e si modernizzò regalando il periodo più lungo di serenità societaria, arrivando anche a giocare per due anni in serie D. Epoca in cui si alternarono presidenti di grande spessore e cuore ma che, non mancò di fare crescere i problemi economici, almeno in parallelo alla crescita che la società aveva conosciuto; come del resto in tutte le società!

Per la cronaca, va ricordato un intermezzo accaduto a inizio degli anni ‘90, quando ci fu un tentativo (fallito) di prendere in mano la società da parte di un gruppo di “estrazione diversa” da quella che dirigeva la Rignanese e che mostrò di avere progetti diversi. Il tentativo non riuscì, ma era corretto ricordarlo.

Nel corso della stagione 2020-2021, per ragioni che conoscono soltanto i dirigenti dell’epoca, una nuova “cordata” subentrò nella gestione della società. Il nuovo gruppo – da tutti connotato subito politicamente – si insediò, formando un nuovo consiglio e nominando un nuovo presidente. Nonostante qualche dissenso fisiologico, portò regolarmente avanti l’attività, anche se mostrò subito una maggiore attenzione all’attività del locale bar annesso agli impianti sportivi; considerato per statuto uno strumento di finanziamento della società sportiva. Tutto andò avanti più o meno come in passato, fino all’estate 2023, quando una decisione di ridurre l'attività calcistica, poi sospesa (ma insieme ad altro che era maturato nel tempo!) fece allontanare alcuni vecchi sportivi e fece iniziare un periodo di crisi societaria interna che si è protratto fino alla fine di questa stagione.
Va detto che l’anno scorso era scaduto il bando per la gestione degli impianti e che la prima volta non vide partecipanti. L’Amministrazione comunale ha provveduto a correggere lo stesso e a ripresentarlo con la scadenza del 23 maggio scorso. A questo hanno partecipato due soggetti di cui uno (quello degli attuali gestori) è stato considerato inammissibile e quindi invalidato, mentre l’altro (A.s.d. Rignano Calcio) ha ottenuto l’affidamento.
Si parla di atto impugnato da parte dei vecchi gestori, con i nuovi che, al momento attendono di subentrare.
In attesa di sviluppi, comunque positivi, auspichiamo possa prevalere il buon senso e, soprattutto, che la storia possa insegnare qualcosa!

Nota – Dal canto suo la storia evidenzia che la bramosia di politicizzare tutto in genere finisce spesso per non funzionare, anche se non sembra tramontare mai! Ci sono attività sociali – lo sport ne è il classico esempio – che per tanti dovrebbero vivere per quello che sono, e snaturarle non porta bene perché tende quantomeno a dividere e a indebolire, soprattutto nelle piccole realtà!

 


 
 
 

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